Il celebre pesto di Giovanni Rana starebbe rischiando molto grosso. Scopriamo cosa è accaduto e quali sono i pericoli ai quali potrebbero andare incontro i consumatori.
Tutti noi conosciamo la bontà di prodotti firmati Giovanni Rana. Un marchio che è riuscito regalarci grandi soddisfazioni nel corso degli anni e ancora oggi è uno dei più richiesti e amati, non solo nel Bel Paese ma anche nel resto del mondo. Infatti la sua fama oltrepassato i confini nazionali raggiungendo la quasi totalità di paesi occidentali.
Il marchio prende piede negli anni ’60, nel pieno del boom economico ed è subito un successo. Con la strategia utilizzata nella preparazione della pasta, lo stesso Giovanni Rana ne riesce a produrre decide e decide di quintali ogni giorno. E di lì a poco il marchio verrà riconosciuto ovunque. Durante gli anni quest’ultimo non sembra aver avuto particolari problemi con la qualità dei suoi prodotti, che ora includono anche sughi già pronti da utilizzare con l’omonima pasta. Nelle ultime però sembra che uno di questi, il pesto, abbia riscontrato alcuni problemi.
Pesto sequestrato
La notizia è stata resa pubblica solo nelle ultime. A quanto pare sarebbero state sequestrate a Genova ben 7 tonnellate di pesto appartenenti al marchio Giovanni Rana. Ci sarebbero dubbi sull’origine del prodotto, che non sarebbe stato prodotto in Italia, bensì a Chicago, dove lo stesso Rana possiede uno stabilimento. Era destinato ad una catena di discount ma ciò avrebbe violato le norme europee.
In totale sono stati ritirati dalla dogana 800 barili equivalenti ad oltre 7 tonnellate di pesto. Questi provengono dalla sede di Chicago, nello stato dell’Illinois, aperta più di dieci anni fa. Dovevano arrivare a Verona, avrebbero dovuto essere messi in barattoli destinati poi nei supermercati spagnoli e francesi della catena Costco.
A creare problemi sarebbe l’etichetta dove si legge “Basil Pesto, 100% Imported italian basil Dop – Genovese Basil”. Una scritta che non riflette la veridicità del prodotto e della sua provenienza, non rispettando dunque la normativa stabilita dall’Unione Europea che riguarda l’origine dei prodotti alimentari.
Quest’ultima ha alcune delle regole più rigide al mondo quando si tratta della provenienza dei vari prodotti. Viene quindi richiesta sempre la sigla DOP, anche se molti produttori sono in grado di aggirarle trasformando magari il nome o conferendogliene uno che vagamente riporta alla lingua italiana, anche se quei prodotti non hanno mai visto l’Italia.
La risposta di Rana al sequestro delle 7 tonnellate di pesto è stata immediata. Secondo gli avvocati che rappresentano l’azienda di Giovanni Rana, la motivazione con la quale hanno fermato i prodotti non sarebbe chiara. Quindi è stato attuato un ricorso. In ogni caso nella motivazione rilasciata dalla dogana viene specificato come i prodotti violino la legge 625/2017.