Aspetti il fine settimana solo per poter chiamare la tua pizzeria di fiducia? Fa attenzione però: non tutti i cartoni della pizza sono buoni. Ecco quali sono si dovrebbero evitare perché tossici.
Almeno una volta a settimana per noi italiani è doveroso mangiare la pizza. Abbiamo visto, infatti, quale valenza culturale e sociale ha avuto, nel bene o nel male, proprio durante i mesi più bui e duri del lockdown. Ci bastava mettere le mani in pasta il sabato sera per dimenticare cosa accadeva al di fuori della nostra cucina in un periodo storico così complicato e intenso.
E così, quando poi abbiamo avuto modo di consumare la nostra amata margherita o ancora capricciosa fuori proprio come una volta abbiamo gioito doppiamente. Ci siamo sentiti liberi e vivi, e tutto questo grazie a una semplice pizza. Tuttavia, soprattutto ora che la vita è tornata a essere quella di sempre pre-pandemia, non abbiamo sempre voglia di uscire il fine settimana. Non per questo, però, rinunciamo alla pizza.
Basta, infatti, contattare la nostra pizzeria di fiducia per ordinare d’asporto comodamente da casa nostra e magari ancora col pigiama addosso. Eppure, anche un piacere così semplice può nascondere tantissime insidie. I cartoni della pizza non solo sempre buoni: basta notare un piccolo dettaglio per capire se sono tossici o meno.
In realtà non si tratta di un allarme recentissimo, ma che è stato in parte accantonato proprio a causa della pandemia. Nel 2019, infatti, la rivista ‘Il Salvagente’ aveva parlato della potenziale pericolosità dei cartoni della pizza. Nello specifico, si era posta l’attenzione sulla presenza del bisfenolo, una sostanza chimica estremamente diffusa nei paesi più sviluppati e industrializzati che può causare squilibri a livello ormonale, compromettendo così il sistema endocrino, specialmente nella fase dello sviluppo all’interno dell’utero e nei primi anni di vita dei bambini.
Ma non solo. Già nel 2007 l’università di Milano aveva evidenziato nella maggior parte dei cartoni analizzati l’alto contenuto di ftalati, anche queste sostanze chimiche derivanti dal petrolio che possono avere gravissime conseguenze sulla crescita e sul comportamento dei più piccoli, proprio perché più vulnerabili, con disturbi anche nello sviluppo dei genitali maschili e femminili, dato che fungono da interferenti endocrini.
In teoria, proprio perché queste sostanze entrano in contatto con gli alimenti, i cartoni della pizza dovrebbero essere prodotti con cellulosa vergine. Ma non è sempre così. Secondo le normative vigenti, i cartoni riciclati vanno anche bene trattandosi di un alimento secco e solido. Tuttavia, nella cellulosa riciclata si possono trovare proprio le sostanze chimiche a cui abbiamo fatto cenno poco prima. E anche se si tratta di una quantità decisamente bassa, l’esposizione prolungata potrebbe causare problemi a lungo andare. Ma come si riconoscono i cartoni della pizza tossici?
Più che il colore del cartone, anche quelli riciclati infatti possono essere “sbiancati”, è importante prestare attenzione alla sigla che compare. Se si legge una “V”, allora significa che la cellulosa è “vergine”. Nel caso in cui, invece, comparisse una “K”, il cartone è stato realizzato con carta Kraft che ha una qualità leggermente inferiore, ma pur sempre buona, l’importante è che compaia anche la scritta “per alimenti”, “a norma di…” o ancora il suo simbolo corrispondente, ovvero bicchiere e forchettina. Se non compare nulla di tutto ciò o nessuna sigla, sicuramente il cartone non è buono.
Per ridurre al minimo il contatto però con queste sostanze tossiche, sarebbe meglio trasferire subito la pizza dal cartone – che è un contenitore temporaneo – al piatto. Oppure, potresti ancora preparare la pizza a casa tua seguendo la vera ricetta napoletana di Gino Sorbillo. Se non ti va, però, di aspettare che l’impasto lieviti, niente paura: con il lievito istantaneo mangerai una filante margherita in 5 minuti!