Tutto quello che c’è da sapere per salvaguardare la nostra salute dal tonno in scatola contaminato. Facciamo il punto della situazione insieme.
Il tonno è conosciuto come un pesce dalle numerose e benefiche proprietà nutrizionali proprio perché è ricco di elementi nutritivi vantaggiosi per l’organismo. Nelle nostre cucine per comodità e praticità troviamo il tonno in scatola che può essere o al naturale, quindi conservato nella propria acqua di cottura, o sott’olio di semi o d’oliva.
Quello al naturale contiene pochissime calorie perché per produrlo vengono usati solo i tagli più magri e si tratta anche di un’ottima fonte di proteine magra, ma non molto saporita e anche abbastanza asciutta. Il tonno sott’olio sgocciolato, invece, ha ovviamente più calorie, ma è molto più saporito: l’olio, infiltrandosi nelle carni del tonno, lo rende appunto più gustoso.
Ma ci sono delle cose da sapere prima di riempire il carrello della spesa. Anche perché spesso lo facciamo senza dare troppo peso ai nostri acquisti. E invece dovremmo fare più attenzione per evitare spiacevoli inconvenienti legati ad allergie e intolleranze, come per esempio alle fragole. Ma non solo. Sarebbe bene anche informarsi su casi di prodotti ritirati dal merctao, così come è capitato recentemente per la fontina.
Tornando però al tonno in scatola, già dieci anni fa circolava una notizia riguardo alla scritta “Fao 61 e 71” stampata sul coperchio che ha allarmato i possessori di tonno più economico. Queste due sigle, infatti, indicavano che il tonno proveniva dal mare del Giappone dove è stata riversata l’acqua contaminata di Fukushima. Tuttavia, ci sono alcuni aspetti da chiarire e prendere in considerazione.
La notizia ovviamente ha creato molto allarmismo, ma in effetti il rischio è risultato inesistente e la conferma è arrivata appunto da Altroconsumo. “Gira per la rete un post che esorta a controllare ed evitare il consumo di scatolette di tonno “economico” che recherebbero l’indicazione della zona di pesca FAO 61 e 71, corrispondente al mare intorno al Giappone, inquinato dall’incidente di Fukushima”, si legge sul sito dell’organizzazione.
“Il post, di provenienza sconosciuta, contiene i tipici elementi che ne mostrano la inattendibilità”. Infatti, nonostante le zone FAO 61 e 71 corrispondano a zone di pesca dell’Oceano Pacifico, il Giappone rientra nella zona FAO 61 e non 71. Quindi la notizia riporta già un errore grossolano a monte. E poi l’indicazione della zona di pesca sulle scatolette di tonno non è obbligatoria, infatti non sempre si trova, perciò sarebbe davvero strano che un produttore di tonno radioattivo scriva a chiare lettere la provenienza.
Ad onor del vero però è bene ricordare che tra gli alimenti importati in Europa e nel nostro Paese dal Giappone, ci sono anche i prodotti della pesca. E quindi all’epoca dell’incidente nucleare di Fukushima, l’Europa e l’Italia hanno rafforzato i controlli sulle merci provenienti dal Giappone e hanno imposto l’obbligo di fornire di ogni partita di alimenti e mangimi importati dal Giappone una dichiarazione di conformità, con certificati di analisi se gli alimenti provenivano dalle zone a rischio.
@angeloverdenutrizionista ho commesso un errore, volevo dire “inquinato da incidenti nucleari come fukishima 2011” e non “da scarichi delle centrali nucleari” #tonnoinscatola #fao #inquinamento #tonnosottolio #salute #nutrizionista ♬ suono originale – Angelo Verde – Nutrizionista
La verifica della validità della documentazione ed eventuali ulteriori controlli risultano ancora oggi in vigore nei posti di ispezione di frontiera. E fino ad oggi non si è registrato nessun caso di prodotto non conforme ai controlli. Quindi non c’è motivo per evitare il consumo di prodotti ittici provenienti dalla zona FAO di pesca 61.