Antonino Cannavacciuolo di recente in un’intervista si è lasciato andare a un’inquietante rivelazione sul suo passato che ha scosso davvero tutti.
Antonino Cannavacciuolo attualmente è uno degli chef italiani più apprezzati in assoluto, ma la sua infanzia non è stata sempre semplice.
Nato in provincia di Napoli (precisamente a Vico Equense, figlio di professore all’istituto alberghiero di Vico Equense, oggi si definisce anche scultore, per la sua capacità di modellare tutto, cibo compreso ovviamente.
Al padre lo chef deve molto: quando era ragazzo studiava nella scuola in cui insegnava e lavorava nell’hotel in cui cucinava, la Sonrisa, un cinque stelle a Sant’Antonio Abate, vicino Pompei.
Parlando con il Corriere della Sera, lo chef ha ripercorso la sua infanzia, la sua giovinezza, ma anche l’inizio della sua età adulta, che ha coinciso con l’inizio della sua carriera da chef.
A questo proposito, Antonino Cannavacciuolo ha fatto un’inquietante rivelazione, che ha scosso il web.
La vita di Antonino Cannavacciuolo, almeno negli ultimi anni, sembra perfetta, tra cucina, famiglia e tv.
Del resto, neanche un decennio fa, nella sua vita è entrato il piccolo schermo, prima con Cucine da incubo, poi con MasterChef, in cui ancora oggi si diverte perché non recita, è sé stesso al 100%.
Oggi lo chef è celebre in tutto il Paese (e non solo), di lui si parla ovunque, ci sono persone che percorrono chilometri pur di mangiare in una delle sue strutture. Eppure, scavando nel suo passato, possiamo facilmente comprendere che per arrivare al punto in cui è oggi ha dovuto percorrere tantissima strada e non è sempre stata lineare.
Del resto, quando era giovanissimo nelle cucine in cui lavorava si consumavano dei veri e propri drammi, cosa che oggi non avviene più.
“Da ragazzino mi veniva la febbre per la fatica, e mio padre mi mandava a dormire in macchina. Solo una volta mi portò in ospedale perché avevo le gambe gonfie appunto come prosciutti”: già partendo dalla famiglia, tutti cercavano di spiegargli il valore della fatica, quella vera.
A lavoro arrivavano le batoste, nel vero senso della parola: “Sono andato a lavorare in cucina a 13 anni e mezzo. La notte tornavo a casa con spalle e braccia blu per le mazzate che mi rifilava uno chef. Mia mamma voleva protestare. Mio padre disse: “Se gliele ha date, significa che se le meritava”. Ora quello chef lo arresterebbero per maltrattamenti. A me è servito”.
Oggi Cannavacciuolo ha tramutato quelle botte (vere) in pacche sulle spalle, sempre amichevoli ovviamente, che sono quasi quello che potremmo definire il suo segno di riconoscimento.